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3. Le prime scoperte

Eravamo nel 1953 quando Giacomo Franzoni (bucì), segnalò il ritrovamento del primo masso sull'altopiano, un masso inciso su tutti e quattro i lati. Il masso si trovava sul greto del torrente che divide i comuni di Ossimo e Borno. Il prof. Bonafini lo recuperò e lo portò a Cividate Camuno dove restò esposto sulla piazza di Cividate per un anno, venne poi il momento in cui la soprintendenza lo espose in Piazza Duomo a Milano. Da lì non fece più ritorno in valle.
Nel 1955 venne scoperto il masso n.1 di Ossimo, anch'esso istoriato sui quattro lati: questo reperto era incastonato nel muro di una baita adiacente alla strada per Pat nella località Asinino.

Ossimo 1
rilievo della stele Ossimo 1 - © C.C.S.P.

Nel 1963 venne alla luce in località Bagnolo di Malegno la stele n.1, e nel 1971 F. Rivadossi in località Dassine scoprì la Borno 2. Anati mi incaricò di recuperarla e trasportarla al Centro Studi: in collaborazione con gli uomini del comune caricai la stele su un motocarro Guzzi a tre ruote e andai da Anati. Incominciai a collaborare attivamente con il Centro e mi appassionai sempre più.

Bagnolo 1
rilievo della stele Bagnolo 1 - © C.C.S.P.

Eravamo nell'anno 1972 ed era il giorno 17 dicembre quando percorrendo una stradina alla periferia di Ossimo Inferiore, in un muretto che sosteneva un orto adiacente a casa Zendra, notai un masso con una tipica forma e di una roccia che non mi era nuova, quel masso era in arenaria di pasta fine che portava tre linee incise sulla sua sommità. Incuriosito lo liberai da altri sassi che lo tenevano imprigionato nel muretto. A questo punto con la mano seguii i piccoli solchi che vi si trovavano incisi e andavano verso l'interno del muro, con il tatto constai che andavano oltre, sforzandomi con la mano sentii ancora segni di martellina sulla superficie che a malapena raggiungevo con la punta delle dita. Per me non vi furono dubbi: era una stele istoriata!
Telefonai al prof. Emanuel Anati che il giorno 26 dicembre, dopo il Natale del 1972, mi venne a trovare a casa. Dopo aver pranzato ci recammo a vedere il masso e ci confrontammo sulle ipotesi che fosse una stele. Lui si convinse per il 70% ed io ne ero comunque entusiasta: quel macigno dopo alcuni giorni si dimostrò proprio una statua stele o menhir istoriata.
Alcuni giorni dopo con il consenso del sig. Zendra ci organizzammo e smantellammo il muretto per recuperare quella che risulterà essere una bellissima stele, fu una grande sorpresa, ne fui entusiasta. Era venuta alla luce la stele n.2 di Ossimo e questo per me, per i miei famigliari e alcuni amici non fu che l'inizio di un capitolo che ha fatto e continuerà a fare la storia del mio paese e che poi si estenderà al nostro altopiano Ossimo-Borno-Lozio. Il rilievo che qui la rappresenta è stato fatto in seguito dai collaboratori del Centro Camuno.

rilievo della stele Ossimo 2
rilievo della faccia anteriore della stele Ossimo 2 - © C.C.S.P.

Il masso in questione si presentava inciso su tre lati. Trasportai la stele al C.C.S.P. e dopo due giorni Anati volle che con mia moglie Amalia andassi a pulire il masso ed a rilevarlo.
Emozionato sotto gli occhi vigili di Anati applicai il cellofan e con dei pennarelli incominciai a rilevarlo e a tentare di non fare brutta figura omettendo alcuni segni incisi dalla mano dell'uomo.

la stele Bagnolo 2
la stele Bagnolo 2

La Bagnolo n. 2 venne alla luce in circostanze analoghe alla n.1 durante uno scavo edilizio, era l'anno 1972 e fu segnalata ad Anati da Don Antonio Medici di Malegno. La fotografia della stele di Bagnolo è qui a lato illustrata.

Siamo nel 1978 quando scoprii il frammento di stele murato presso la casa Zerla Botticchio in Via S. Carlo, detta Ossimo 4. Il resto della stele, probabilmente, è tuttora inserito dentro il muro della vecchia casa che guarda sul portico alimentari Zerla.

Ossimo 3
il frammento Ossimo 3 - © C.C.S.P.


Ancora nel 1978 durante la ristrutturazione di un rustico nel centro storico di Borno individuai un bellissimo frammento di stele, quella volta arrivai in ritardo, il grosso reperto fu spaccato e usato per la costruzione della nuova casa e così è visibile solo in una minima parte percorrendo la via S. Fermo.

Borno 3
il frammento Borno 3

Il sig. Fausto Rivadossi nel 1981, nella stessa località Valzel de Undìne dove venne alla luce la stele uno di Ossimo-Borno, scopri la n 3 di Borno. Fu recuperata ed assieme ad Anati incontrammo gli amministratori, il sindaco di Borno per vedere dove collocare gli ormai tre massi lì scoperti: si valutò di collocarli nell'atrio del comune. Alla fine la stele fu recuperata con la collaborazione dell'amico allora soprintendente di Milano Raffaele De Marinis e deposta lì per terra su delle assi: là dove la collocammo quel giorno vi rimase per almeno una decina di anni, nell'incuria di tutti.

Durante gli anni che vanno dal 1965 ad oggi le scoperte che facemmo io e la mia famiglia, grazie anche alla collaborazione di amici che occasionalmente mi fecero delle segnalazioni di massi con segni che poi erano da esaminarsi, furono tante, di vari generi e periodi come: alcuni di età romana, del ferro, del bronzo ecc.
Tra questi vi fu il sito di Val Camera pubblicato sul bollettino del Centro Camuno da De Marinis, docente all'università di Milano; le tombe preistoriche della località Trempana, in via Marconi a Ossimo Superiore; ancora al vivaio di Borno materiali di età fine bronzo studiato dalla sovrintendente R. Poggiani Keller; alcuni siti di età Romana e percorsi stradali molto antichi studiati dall'amica sovrintendente Filli Rossi, e tanti altri ancora compresi alcuni tracciati di vecchie strade di età Pre Romana e tardo Romana-Medioevale.

In questi anni di assidua collaborazione con il Centro di Anati, il seguirlo sino sulle sponde del Danubio a visitare musei e a Simposi, le visite ai più noti siti di preistoria della Bretagna come Carnac, Gavrinis, Monte Bego e Balzi Rossi in Francia, le suggestive stele a Sion in Svizzera, la preistoria della Puglia a Biseglie, in Liguria, nella vicina Teglio e in Alto Adige, accrebbero la nostra passione e curiosità ma soprattutto la competenza scientifica, che fu utile per la conoscenza della materia e per la individuazione dei presunti siti da ispezionare. Questo mi aiutò molto soprattutto nelle scoperte delle numerose statue stele o statue Menhir di cui negli anni a venire fummo autori per la maggior parte in prima persona.

Continua...


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